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Le Rivoluzioni
Sbagliate
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Le grandi
scoperte teoriche e sperimentali che, al principio del
secolo XX, gettarono le basi della fisica moderna e le
immediate applicazioni che ne seguirono nei vari settori
tecnologici, hanno non solo rivoluzionato la struttura
economica, politica e sociale dei paesi industrializzati,
ma hanno anche condizionato, per mille riflessi, le tendenze
dell'arte moderna.
Settore della cultura sensibilissimo quant'altri mai,
quello dell'arte ha subito le ripercussioni profonde e
talora funeste di tutte le innovazioni. Nulla come l'arte,
severa disciplina che tende sempre a darsi canoni accademici,
si mostra refrattario alle novità, ai sommovimenti sociali,
specialmente se sono i valori tradizionali (o ritenuti
tali) i primi a cadere.
Tutta la storia dell'arte moderna dimostra che il prevalere
del materialismo, la maggiore distribuzione di beni e
servizi, l'enorme espansione dei mezzi di comunicazione
e di informazione, l'intensificarsi degli scambi culturali,
hanno favorito il progresso scientifico e tecnologico,
ma hanno provocato una specie di paralisi nel campo dell'arte,
aprendo una profonda e innaturale frattura fra arte e
progresso.
Non è più vero che l'arte anticipa le avanguardie, E'
vero il contrario. Abbiamo visto, infatti, come l'arte
moderna si è dimostrata incapace di adeguarsi alle nuove
situazioni imposte dal progresso scientifico e sociale.
Non ha saputo opporre altro che una lunga protesta e tutta
una serie di rivoluzioni sbagliate, di avanguardie fallite,
di rivolte senza ritorno.
Una nuova tendenza dell'arte nasce e si afferma soprattutto
come reazione alla forma d'arte imperante, di cui denuncia
subito la parte deteriore e inattuale, ma una rivoluzione
non consiste soltanto nell'opporre una tendenza progressista
ad una conservatrice, ma anche nel ricercare un nuovo
equilibrio fra energie e principi contrastanti. Quando
questo equilibrio non si determina, la rivoluzione non
consegue i propri scopi e fallisce.
Il fallimento di tutte le nuove tendenze e degli "ismi"
che si sono avvicendati nell'arte dall'impressionismo
in avanti è dimostrato dal fatto che il pittore d'oggi
si compiace della vacuità delle proprie composizioni,
anzi, il nulla assoluto è considerato da molti come un
interessante traguardo, al punto che alcuni si sforzano
di rendere il proprio linguaggio non soltanto astruso
e incomprensibile, ma addirittura repellente.
L'avvento del "art informel", degenerazione ultima in
ordine di tempo dell'astrattismo, costituisce una di quelle
"situazioni-limite" che pongono sul piano degli esiti
finali tutte queste cosiddette rivoluzioni o innovazioni
artistiche.
(da: Marius Russo, Dall'informe al razionale. Torino,
Allais, 1963)
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